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Alessandro participated in a teaching volunteer project in Tanzania with World Endeavors this summer. He is from Italy and has shared his poetic reflections of his experience in Tanzania with us. Please enjoy his sentiments in his mother tongue below, or read his story translated into English.

Tre settimane nel cuore dell’Africa

E’ con grande nostalgia che ricordo oggi, a circa un mese di distanza dal mio ritorno, la mia vita a Monduli: tutto di questo piccolo ma vivace villaggio del nord della Tanzania mi è rimasto impresso nella mente e nel cuore. Sono state soltanto tre settimane ma l’intensità con cui noi tutti volontari le abbiamo vissute ci ha portato a penetrare a fondo all’interno di una cultura e di un modo di vivere che, se in un primo momento ci ha frastornati, in seguito ci ha sedotto. La semplicità e la sobrietà della vita, il più delle volte imposta dalle circostanze, permette di riscoprire il meglio dell’esistenza che noi, sommersi di oggetti, comodità e passatempi, abbiamo dimenticato: il piacevole chiacchierare al termine della giornata durante una cena in cui tutto viene condiviso, il senso di ospitalità di chi ha poco ma è felice di donartelo, la voglia di imparare e di giocare dei bambini, il senso di stupore che pervade la tua anima ammirando ogni sera l’infinito spettacolo del cielo stellato.

Durante le settimane trascorse a Monduli ho lavorato in una scuola pubblica in cui tutto sembrava cadere a pezzi tranne una cosa: l’umore dei bambini. Che piovesse o ci fosse il sole, che i pastelli bastassero per tutti o meno, che le finestre avessero i vetri oppure no, l’entusiasmo con cui i bambini ti accoglievano era sempre lo stesso e bastava a darti la carica per la giornata di lavoro. Dopo alcune ore trascorse su disegni da colorare e parole o numeri da imparare era tempo di giochi: c’era chi provava a calciare un pallone sgonfio, chi si rincorreva, chi inciampava nei rifiuti che ahimè erano sparsi un po’ ovunque e chi si univa ai giochi di gruppo. Uno di questi mi rimarrà sempre nel cuore: tutti partecipanti si uniscono a formare un grosso cerchio, dopodiché chi se la sente si fa avanti e inizia intonare una canzone, dalla melodia indimenticabile e dal testo commovente: uno per volta ognuno invita un suo amico o una sua amica ad unirsi a lui e dopo essersi impegnato a portargli un dono a suggello della loro relazione, iniziano a ballare insieme mentre tutto il gruppo intona il ritornello.

Sono partito per l’Africa cercando un modo di vivere diverso, meno frenetico e più umano, e sperando di poter dare un piccolo contributo nella costruzione di un mondo più giusto: non ritengo che si debba esportare ovunque il nostro modo di vivere perché anzi ho trovato persone più felici, cordiali e accoglienti di quelle che conosco in Italia da anni; ritengo tuttavia che abbiamo anche il dovere di condividere ciò che di buono la nostra cultura ha effettivamente prodotto affinchè non sia più uno strumento di oppressione da parte di chi la possiede ma un dono che nelle mani di chi è stato oppresso e rischia di esserlo ancora diventi uno strumento di liberazione dalle ingiustizie.